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domenica 17 marzo 2019

Ravenna cerca un logo e un naming per Dante 2021!

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DANTE 2021 si avvicina.

E sempre più aumentano le iniziative in vista dell'evento.

Oggi ne segnaliamo una che potrebbe interessare molti.
Ravenna sta cercando un LOGO e un NAMING per rappresentare  la città nel VII centenario dantesco del 2021

Lo scopo è, come è scritto nel bando, di «dare conto della portata storica e simbolica di Ravenna nella vicenda e nel lascito di Dante e nella formazione del culto dantesco a partire dai valori universali e plurali della sua opera». 

Ed infatti, «le cittadine e i cittadini di Ravenna conservano saldamente, oggi come in passato, una forte passione per Dante, sentito quale concittadino illustre e padre fondatore di una storia culturale preziosa».

Per l'immagine, vedi qui

Entro il 29 marzo 2019 (ore 12:30) si concluderà l'avvio della selezione.  Entro quella data infatti, va presentata l’iscrizione preliminare, mentre i progetti andranno presentati entro e non oltre le 12.30 del 3 aprile 2019. I progetti dovranno essere redatti secondo le indicazioni del bando consultabile qui.

Ma riportiamo qui una parte saliente dell'avviso:

«Ogni idea candidata dovrà essere composta da: un logo; naming ed eventualmente un payoff 

Il complesso unitario costituito da logo e il naming dovra: 

1 essere originale e inedito e non dovranno essere utilizzati elementi relativi ad altre realizzazioni; 

2 risultare distintivo, chiaro, dotato di forza comunicativa, facilmente riconoscibile, in esso deve essere valorizzato il legame tra Dante e Ravenna;

3 essere riproducibile e flessibile, in particolare il logo, in grado di mantenere l’efficacia espressiva e comunicativa nelle applicazioni su vari materiali e diverse dimensioni – compresi medio e piccolo formato, nella riproduzione in positivo e negativo, nell'uso verticale e orizzontale. Si dovrà rendere sostenibile e possibile l’utilizzo e l’applicazione a tutti gli strumenti di comunicazione e informazione che verranno utilizzati dal Comune di Ravenna in ordine alle iniziative dantesche, tutte le iniziative da quelle propriamente culturali a quelle turistiche e sportive; i materiali saranno sia cartacei (dagli atti di convegni ai manifesti) che in formato per il web (dalle notizie on line ai contenuti per i social media)»

Inoltre, Lunedì 18 marzo (ore 11.30) nella Sala Dantesca della Biblioteca Classense, tutti gli interessati alla procedura di selezione potranno partecipare ad un incontro per conoscere l'insieme dei valori, delle attività e degli spazi che concorrono al programma delle celebrazioni dantesche nel 2020 e nel 2021.

Infatti l’obiettivo principale dell’individuazione dell’identità visiva è di dare conto della portata storica e simbolica di Ravenna nella vicenda e nel lascito di Dante, nella formazione del culto dantesco a partire dai valori universali e plurali della sua opera.

Per altre info, vedi anche qui.

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lunedì 25 febbraio 2019

Dante e la Divina Commedia in body-paint!

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Sabato 23 febbraio (dalle 12 alle 21.30) presso la Pro Loco di Marina di Ravenna si è svolto un evento piuttosto particolare.

L'«Associazione Spazio Arte», in occasione dell’avvicinarsi del settecentesimo anniversario della morte di Dante, ha organizza un contest di Body Painting e un concorso fotografico a tema «Dante» e «Divina Commedia».


Il body-paint, come ormai tutti sappiamo, è un'arte che consiste nel dipingere il corpo umano in modo ornamentale. Si tratta di un'arte antica, legata originariamente a scopi religiosi, rituali, propiziatori, ecc..
Il legame tra l’opera di Dante e le realizzazioni dei vari artisti, è stato indicato nella descrizione del Body Painting effettuato, con la precisa citazione delle terzine della Commedia.

Durante la performance degli artisti, sono state declamate le terzine indicate dai painter.

PER LE FOTO DELL'EVENTO, VEDI QUI, da dove sono tratte quelle inserite in questo post.
 


Si è trattato di uno straordinario momento di condivisione tra questa particolare arte visiva e il nostro amato capolavoro letterario!



martedì 29 gennaio 2019

Le parole di Dante per descrivere i lager nazisti!


Spesso, ma forse in modo particolare in questi giorni in cui si ricorda la Shoah (un evento che non dovrà mai essere dimenticato), sarà venuto in mente a tutti noi come le descrizioni dei lager nazisti sembrino somigliare tantissimo ad alcune descrizioni dantesche delle pene dell'Inferno.
Ed in effetti, solo esseri estremamente malvagi, esseri umani ridotti a «demoni», potevano anche solo immaginare di mettere in atto atrocità come quelle che sono state fatte dai nazisti.

Non è un caso, quindi, che per descrivere quei luoghi e quelle assurde esperienze, siano state usate anche dai sopravvissuti, proprio delle espressioni tratte dalla Divina Commedia.
Bolge, diavoli, demoni, gironi infernali, l'eterno dolore, la perduta gente. I lager sono dei veri e propri «inferni» in terra, anche se le vittime non avevano nessuna colpa.


Di Giovanni Stradano - Opera propria
2007-10-25,
Per l'immagine, vedi qui

Questo di cui stiamo discutendo non è un mero esercizio linguistico-letterario (che sarebbe fuori luogo per gli eventi in questione).
Le parole di Dante vengono usate dai sopravvissuti perché è difficilissimo per loro trovare espressioni adeguate all'orribile esperienza che hanno vissuto. E' un modo per trasmettere la realtà di quei momenti in modo espressivo ed immediato.
E' un modo per lasciarne memoria perenne trovando le parole più giuste per comunicare.

Ed è proprio su questo che sta lavorando Marina Riccucci, docente di letteratura italiana dell'Università di Pisa, da circa due anni: sulle «parole per dirlo».
La Riccucci ha preso in considerazione per la sua ricerca fonti non letterarie, cioè diari, lettere e racconti di chi ha vissuto i campi di sterminio.
In tutti questi casi, spiega la ricercatrice, «a colpire è l'enorme difficoltà che i testimoni hanno nel raccontare e la frase che usano di più è: "non ci sono parole per dirlo"».
Ed ecco il motivo del ricorso al lessico della Commedia: perché «quando queste persone arrivano a dare un nome e un volto a ciò che hanno visto e subìto, viene loro spontaneo, quasi in virtù di un automatismo, ricorrere all'immaginario infernale dantesco, indipendentemente dal loro livello di istruzione; perché si attinge a Dante come a un patrimonio linguistico collettivo, senza ambizioni letterarie, in nome dell'urgenza di trovare un codice, le parole, appunto»

Per esempio, per descrivere l'arrivo nel Lager, spesso gli autori dei testi usano l'espressione che lastrica la porta dell'Inferno di Dante: «Lasciate ogni speranza o voi che entrate / … / Per me si va nella città dolente, / per me si va ne l'etterno dolore, /per me si va tra la perduta gente». 
Spesso, poi, ripetono termini come «bolgia» e 'Malebolge', o espressioni come «voci alte e fioche», «pianti e altri guai», «girone infernale».
Quando parlano del momento della liberazione, dicono di essere tornati «a riveder le stelle»

E' evidente che non siamo di fronte a nessuno sfoggio letterario. Ai sopravvissuti veniva normale utilizzare le espressioni dantesche per filtrare cose altrimenti indicibili ed inesprimibili.

«I campi di concentramento», dice ancora la Riccucci, «ritornano nelle parole dei testimoni come la realizzazione concreta di una fantasia malvagia e perversa, quella di cui Dante ci ha offerto, appunto, il migliore e il più rappresentativo esempio. Solo che la giustizia divina che caratterizza il poema dantesco è letteralmente capovolta: nei lager, infatti, a essere torturate e uccise furono vittime innocenti dei colpevoli aguzzini. Non dimentichiamo mai che quello che i sopravvissuti hanno conosciuto e subìto è un regno dei vivi con carnefici e dannati, in cui milioni di persone si sono trovate a essere dannate senza avere commesso alcuna colpa. È questo che dobbiamo ricordare: perché nessuno dimentichi, perché niente di così atroce si ripeta mai più.»

Entro il 2019, la Riccucci pubblicherà in proposito almeno tre libri, uno dei quali insieme all'allieva Sara Calderini sulla rivista «Italianistica».
Tra le fonti utilizzate, c'è per esempio, "Un mondo fuori dal mondo", indagine dell'istituto Doxa condotta nel 1971 tra gli ex deportati italiani nei vari capi di sterminio, ma anche alcune interviste, realizzate dalla stessa Riccucci, alla Senatrice Liliana Segre, a Mauro Betti (dissidente politico internato in vari campi e piurtroppo scomparso l'anno scorso) e a Goti Bauer, la donna italiana più anziana ancora in vita sopravvissuta ad Auschwitz.

Questo post è tratto da un articolo della Nazione

giovedì 10 gennaio 2019

Un verso di Dante per una puntata di una serie tv!

 
Il 9 gennaio, Rai1 ha trasmesso la seconda puntata della terza serie di «Purché finisca bene»
Il tema della puntata è stato l'amore.
Così, gli autori hanno deciso di utilizzare, per il titolo, una (quasi) citazione dantesca: «L’amore, il sole e le altre stelle».


Il passo originale di Dante suona così: «L’amor che move il sole e l’altre stelle» (Paradiso, XXXIII, 145), ed è quello che chiude la Divina Commedia.

La citazione, quindi, non è perfetta. E non solo nella forma ma anche nel contenuto, perché nella Commedia l'«amore» non è quello terreno, passionale e sensuale (che è il tema della puntata), ma al contrario quello divino. L’AMORE «che move il sole e l’altre stelle» è DIO.


Potremmo forse pensare che il Poeta si rivolti nella tomba a vedere così riutilizzati i suoi versi!

Però, a noi risulta comunque interessante rilevare, ancora una volta, come ogni passo del suo grande Poema possa essere ripreso per manifestazioni e prodzuioni di tipo contemporaneo, anche molto diverse dalla sua origine.